Attraverso l’attività dei growth hacker, stiamo vivendo una rivoluzione nel mondo della crescita del business e del marketing in generale (non solo in ottica startup ma anche in riferimento ad aziende già strutturate),
in grado di offrire importanti vantaggi competitivi esclusivamente a quelle aziende che saranno in grado di comprenderne le opportunità e sapranno attivarsi con modalità adeguate e tempi rapidi.
Indice Contenuti
- Il Growth Hacker
- Definizione
- Traduzione
- Differenze
- Vantaggi
- Funnel Marketing
- Framework AAARRR
- Esempi di Growth Hacking
- Diventare Growth Hacker
Growth Hacker & Growth Hacking
Il growth hacking offre un’opportunità molto eccitante per sviluppare consapevolezza verso il pubblico e aumentare la quota di mercato attraverso tecniche di marketing alternative.
Sebbene vi sia una proliferazione di strumenti e strategie che potrebbero essere adottati e implementati, la chiave per identificare la tecnica dei growth hacker che promuova in modo più adeguato la nostra attività è da ricercare esclusivamente nella sperimentazione. Nella maggior parte dei casi, le aziende dovrebbero testare una varietà di approcci al growth hacking prima di identificare il più adatto al proprio prodotto/servizio/struttura.
L’approccio strategico adottato dal growth hacker è interamente motivato dalla necessità di aumentare la redditività. Pertanto, poiché l’obiettivo fondamentale del growth hacker è identificare la strategia di marketing più adatta alla crescita dell’azienda, tutti gli sforzi sono concentrati sulla scoperta e sull’utilizzo delle strategie di marketing più efficaci al fine.
Il Growth Hacker
Il growth hacker è il professionista che può aiutare e supportare le realtà aziendali in questa fase di esplorazione, valutazione e attivazione del processo di growth hacking.
Il growth hacker infatti focalizza la propria attività esclusivamente sulla crescita del business, utilizzando principalmente strategie creative per aiutare le aziende ad acquisire ed a fidelizzare i clienti.
La figura professionale del Growth Hacker:
- tende ad essere ossessiva, curiosa e soprattutto analitica
- ipotizza, sviluppa e sperimenta strategie di crescita innovative
- è fortemente orientata all’analisi dati per vedere cosa funziona e cosa no
Il growth hacker ideale quindi sa come impostare le priorità nei percorsi di crescita, come identificare i canali per l’acquisizione dei clienti, e soprattutto come misurare e governare il percorso di growth hacking.
Sean Ellis – 2010
Il termine “growth hacker” (in italiano hacker della crescita) è stato coniato da Sean Ellis nel 2010, come conseguenza della frustrazione nel ricercare figure professionali in grado di sostituire se stesso nella aziende in cui operava.
Leggi Growth hacker su Wikipedia.
Sean Ellis infatti supportava le più importanti startup della Silicon Valley nei processi di crescita digitali, sviluppando ed istituendo sistemi, processi e mentalità in grado di essere mantenuti anche dopo la sua partenza.
Durante la ricerca del suo sostituto riceveva spesso curriculum interessanti ma non pertinenti. Avevano formazione ed esperienza in ambito marketing, ma mancava ancora qualcosa di fondamentale per applicare le strategie innovative da lui impiegate, focalizzate esclusivamente alla crescita.
Effettivamente lui stava cercando professionisti in ambito marketing e chi rispose furono dei marketer. Quindi Sean cambio i termini della sua ricerca e, modificando il titolo di un annuncio di lavoro, di fatto diede il via ad una nuova figura professionale:
“Find a Growth Hacker for your startup“.
Per correttezza va specificato che un growth hacker non è in assoluto migliore di un marketer; è semplicemente una figura professionale diversa, con proprie specificità che la rende indubbiamente più utile ed interessante in tutti quei contesti aziendali in cui la “crescita” è una priorità. Ogni decisione presa, ogni strategia applicata così come ogni percorso intrapreso sono influenzati dall’opportunità e nella speranza di realizzare una crescita.
Per usare la definizione più azzeccata dal post di Sean, “Un hacker della crescita è una persona il cui vero nord è la crescita”.
“Un hacker della crescita efficace dovrà essere disciplinato per seguire un processo di growth hacking che dia la priorità alle idee (proprie e di altri collaboratori in azienda) ed alla sperimentazione delle stesse. Dovrà inoltre essere orientato ai dati per comprendere quali driver di crescita mantenere e quali tagliare. Più rapidamente questo processo verrà ripetuto, più sarà probabile individuare metodologie scalabili e ripetibili per far crescere il business.”
Questa attenzione assoluta alla crescita (focalizzando l’attività su specifici e singoli obiettivi) ha dato origine a una serie di approcci, metodi e mindset del tutto nuovi nel mondo del marketing tradizionale, trasformando l’utilizzo dei classici canali (di comunicazione, promozione e distribuzione) e portando alla nascita di nuovi strumenti digitali orientati e funzionali al nuovo approccio.
Traduzione del termine “Growth Hacker”
La parola hacker (in riferimento a growth hacker e growth hacking ha diversi significati e connotazioni che la identificano.
Hacker Geniale
Il termine hacker spesso viene usato in riferimento ad una persona intelligente, originale e creativa. Utilizzeranno tutto ciò che è a loro disposizione per individuare e sviluppare una soluzione che potrebbe essere stata trascurata o male applicata da altri. Un growth hacker è costretto ad essere geniale se vuole realizzare una crescita. Spesso questi percorsi non sono ovvi e necessitano di molta creatività per individuarli.
Hacker del Software
Hacker è talvolta usato per definire uno programmatore di software e/o di applicativi; un growth hacker può essere o meno uno sviluppatore, ma di fatto utilizza soluzioni basate sulla tecnologia per raggiungere i propri obiettivi. Di fatto sono strumenti che dovrà conoscere e padroneggiare nel dettaglio, al fine sia di poterli applicare in prima persona nelle diverse strategie di crescita, che di comprenderli per potersi coordinare facilmente con lo specifico team di sviluppo.
Hacker Illegale
Hacker è anche usato in maniera negativa per descrivere qualcuno che ottiene l’accesso non autorizzato a un sistema. Ovviamente un growth hacker non “hackererà” nel senso illegale della parola, ma spingerà verso i confini di tutto ciò che è previsto o generalmente consigliato. Si può citare in quest’ottica lo “zero-day” che in informatica rappresenta una qualsiasi vulnerabilità di sicurezza non espressamente nota allo sviluppatore e che definisce anche il programma (detto “exploit”) che sfrutta questa vulnerabilità per consentire l’esecuzione di azioni non permesse Viene chiamato “zero-day” proprio perché lo sviluppatore ha “zero giorni” per riparare la falla nel programma prima che qualcuno possa scrivere un exploit per sfruttarla. Allo stesso modo, un hacker della crescita trarrà vantaggio, in ambito marketing, da simili opportunità. Ad esempio, quando una piattaforma social rilascia una nuova API, un growth hacker potrebbe utilizzarla per ottenere utenti prima che la stessa venga “riparata” per chiudere la falla utilizzata.
Gli hacker della crescita sono alla ricerca dei punti deboli del sistema che consentano la crescita.
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Growth Hacking e Marketing Tradizionale
Scopriamo le differenze.
L’obiettivo del marketing tradizionale è aumentare la consapevolezza del marchio (brand awareness) e incoraggiare il coinvolgimento del pubblico per promuovere il prodotto o il servizio in oggetto. Il growth hacking si concentra invece esclusivamente sulla crescita del business, indipendentemente dal livello su cui si applica e dal dipartimento aziendale che può includere. Questo approccio è molto frequente nelle aziende appena nate o meglio nelle startup digitali, ma è sempre più presente anche in contesti più complessi di aziende strutturate.
Il growth hacker è ossessionato da ogni aspetto del funnel di vendita, al fine di testare, misurare ed ottimizzare più strategie di marketing possibili; individuano e talvolta creano metodologie sia per acquisire nuovi clienti che per mantenerli limitando i costi di acquisizione e di ritenzione.
Se nella ricerca di nuovi clienti, le due figure possono assomigliarsi molto, gli hacker della crescita tendono a ricercare opportunità per superare le classiche aspettative, sfruttando specifiche aree del business solitamente ignorate dal marketing tradizionale, come ad esempio:
- lo sviluppo del prodotto
- la user experience
- la customer experience
- la customer loyalty
Invece di trovare il modo di promuovere un prodotto o un servizio per soddisfare le esigenze del pubblico, il growth hacking punta sul prodotto stesso concentrandosi sul come spingere l’azienda al livello successivo. Le realtà che traggono vantaggio da questo approccio sono quelle che offrono qualcosa che è innegabilmente necessario.
Le differenze tra il growth hacking e il marketing digitale sono delimitate da una linea sottile; non si può però negare che richiedano approcci completamenti diversi.
Il processo di Growth Hacking
Non è magia!
“Growth Hacker Marketing” by Ryan Holiday – Book Summary
Growth Hacker Marketing – Video molto interessante di come il marketing si sta evolvendo, con strategie e tattiche reali di Ryan Holiday, ex direttore del marketing di American Apparel, recentemente diventato guru dei media per gli autori più venduti.
Il video spiega il perché gli sforzi del marketing tradizionali non sono i più efficaci e mostra cosa possiamo agire di conseguenza.
I Vantaggi del Growth Hacking
Perché sfruttare questo approccio
Opportunità di raggiungere il ROI nelle attività di crescita
Ponendo alla basa dell’operato di un growth hacker l’analisi dei dati, o meglio ancora un approccio data driven, è possibile comprendere con tempestività e precisione quali strategie stanno funzionando (sviluppando risultati misurabili interessanti), e quindi scartare quelle meno positive.
Tenere sotto controllo i costi
Per sua natura, il growth hacker è indirizzato ad utilizzare qualsiasi risorsa nel modo più economico possibile.
Ciò significa un’ottimizzazione continua delle strategie messe in atto, siano esse in riferimento alla messa in atto di pratiche seo, alla gestione di campagne di social advertising o più in generale allo sviluppo di un funnel di marketing.
Attraverso un attenta impostazione e pianificazione degli esperimenti, nonché ad un’attenta misurazione degli stessi l’hacker della crescita riesce in tempi contenuti ad ottenere dati significativi per orientare le specifiche azioni, al fine di ottimizzare il budget a disposizione.
Sperimentazione continua
Sperimentare è davvero ciò che definisce il growth hacking.
Il growth hacker è focalizzato e mentalmente settato per sapere che è necessario testare tutto. È impossibile sapere se qualcosa funzionerà senza testarlo. È possibile formulare ipotesi, ma a un certo punto sarà necessario verificarle. Quindi vanno testati i diversi canali ma anche diversi approcci sullo stesso canale; gli A/B test sono di conseguenza la parte più importante del growth hacking.
Analisi Dati
Il growth hacking non esisterebbe senza l’analisi dati; ogni strategia applicata sarebbe di per se inefficace. E’ fondamentale per questo monitorare ogni singola azione che si sta applicando, e far sì che essa sia misurabile e tracciabile al fine di migliorare l’approccio alla crescita applicato.
E’ necessario alimentare una mentalità basata sui dati in ogni singola fase del processo, dall’acquisizione del cliente all’ottimizzazione del tasso di conversione (ROI), dal monitoraggio del ROAS all’applicazione delle tattiche di retention marketing.
Esistono diverse modalità e strumenti per misurare le specifiche azioni ed il growth hacker deve padroneggiarli sia in ottica strategica che strettamente tecnica; è fondamentale infatti individuare, definire e monitorare le metriche (KPI) da tenere sotto controllo.
Feedback degli utenti
Il feedback degli utenti è estremamente importante. Durante gli A/B test è necessario conoscere, nel modo più dettagliato possibile, l’opinione dei nostri utenti. A volte può essere fastidioso ricevere feedback, soprattutto quando questi sono negativi ma di fatto è un’attività che risulta fondamentale per migliorare il prodotto/servizio e renderlo davvero focalizzato sui nostri clienti.
Il feedback negativo in realtà è molto più importante di quello positivo; la tua attenzione deve essere focalizzata sui clienti infelici, in quanto rappresentano la risorsa principale per la crescita. Il 96% degli utenti infelici abbandona il tuo prodotto o la tua azienda senza dirti perché; molto probabilmente non saprai mai cosa non andava. Il restante 4% ti dice perché, ti spiega e ti consente di sviluppare il tuo prodotto; potrebbero diventare i tuoi sponsor migliori se apprezzeranno davvero i miglioramenti che sarai in grado di implementare sul prodotto. Se si lamentano, di solito è perché hanno più bisogno del tuo prodotto e vogliono solo che sia perfetto.
Un growth hacker conosce bene questa risorsa e la pone, quasi sempre, al centro delle strategie di crescita da intraprendere.
Il Funnel Hacking
Partiamo dalle basi e vediamo come si definisce un classico funnel di marketing.
Un funnel, mirato all’acquisizione, è un processo in cui convertiamo il visitatore in potenziale cliente prima e in cliente pagante dopo. Quest’attività prevede una serie di step che di fatto ormai, nel mondo marketing, sono considerati quasi una scienza in grado di produrre risultati fondamentali per qualsiasi azienda o business digitale.
Per semplificare, a livello visivo immagina un vero e proprio imbuto; in cima ci sono tutti gli utenti che non conoscono la tua attività e in fondo ci sono tutte le persone che acquistano da te, ovvero i clienti. Quindi, questo processo è fatto di passaggi che ti porteranno visitatori e li trasformeranno in lead, quindi trasformeranno tali lead in clienti.
Differentemente il “Funnel Hacking” è un termine (coniato da Russell Brunson, CEO di Clickfunnels) che si riferisce allo studio e all’analisi dei funnel di marketing utilizzati dai concorrenti e all’applicazione di ciò che da questo puoi imparare per migliorare le tue strategie di crescita per incrementare il tuo business. Esiste in realtà una definizione specifica del “Funnel Hacking”:
“Il processo di indagine strategica del processo di vendita e marketing dei tuoi concorrenti, che puoi utilizzare per modellare e testare i tuoi processi di vendita e marketing.”
Perché per un growth hacker è così importante il Funnel Hacking?
Quando stai avviando o espandendo la tua attività online, provando a commercializzare e vendere un prodotto o servizio, dovresti sempre cercare di comprendere cosa stanno facendo le aziende che hanno già successo nel tua settore, o meglio ancora nella tua nicchia. Essere in grado di approfondire e decodificare il processo di marketing e di vendita della concorrenza può darti preziose informazioni su ciò che funziona e cosa no. Potresti di conseguenza iniziare a testare le loro strategie all’interno del tuo processo di growth hacking.
In genere è un’attività (svolta tendenzialmente dal growth hacker) che parte dallo sviluppare un elenco dei competitors per importanza e attinenza, quindi si procede ad approfondire una per una le singole specifiche strategie, cercando di estrapolare le informazioni più utili per il marketing della nostra realtà.
- Che tipo di comunicazione stanno sviluppando?
- Che TOV (tono di voce) stanno utilizzando?
- Stanno sfruttando gli annunci Facebook o investendo su Google Ads?
- Applicano strategie di Retargeting o Remarketing
- Hanno una o più landing page?
- Hanno una mailing list a cui potresti iscriverti? (Iscriviti e scopri cosa inviano.)
- Se ci sono collegamenti nelle e-mail, dove vanno?
Questo ovviamente è un punto di partenza; starà alla figura del growth hacker estrapolare i dati più utili dei competitor, archiviarli nella giusta maniera ed analizzarli al fine di implementare nelle proprie strategie esclusivamente le tecniche e gli approcci che meglio stanno funzionando sul nostro target di riferimento.
L’acronimo AAARRR, indicato anche come “metrica dei pirati” è un termine di growth hacking, originariamente coniato dall’investitore e co-fondatore di 500Startups Dave McClure, che sostiene che per avere successo nei processi di crescita e trazione, è necessario concentrarsi esclusivamente su cinque metriche.
AAARRR sta quindi per Awareness, Acquisition, Activation, Retention, Referral and Revenue; è considerato il framework fondamentale per definire ed applicare i giusti KPI (in riferimento al nostro prodotto/servizio), che ci permette di conoscere i clienti, comprenderne il percorso di acquisto e ottimizzare la fase di canalizzazione.
Approfondiamo di seguito il significato delle 6 metriche alla base dell’attività dei growth hacker.
1. Awareness
Quante persone conoscono il tuo brand/prodotto/servizio?
In questa fase l’obiettivo è di sviluppare consapevolezza sul target di riferimento nei tuoi confronti, al fine di spingerli ad agire nella tua direzione.La consapevolezza “matura” quando le persone hanno un ricordo del tuo marchio, quindi quando vedendo quel logo collegano la tua realtà aziendale.
> Metriche in oggetto: Visualizzazione, CTR, Tempo di Permanenza, Visite al Sito, Vanity Social Metrics (like, condivisioni, impression), Visualizzazione Video, etc.
> Canali da attivare: SEM (Google Ads), SEO, content marketing, rete display, passaparola, retargeting, referral.
2. Acquisition
La fase di acquisizione è quando puoi iniziare a identificare e targettizzare i tuoi potenziali clienti come specifici utenti. Di fatto è la metrica che si attiva appena avviene la prima transazione con loro; non parliamo di acquisto in senso stretto, ma di uno scambio in cui vengono acquisiti dati in cambio di qualcosa di utile ed interessante. L’esempio più immediato e semplice da richiamare è il classico download di un pdf dove viene richiesto l’inserimento della propria email.
> Metriche in oggetto: Nuovi Lead, Iscritti alla Newsletter, Download Completati, Chat Avviate – semplificando ogni volta che ottieni l’indirizzo e-mail di un cliente.
> Canali da attivare: Ottimizzazione del Tasso di Conversione (CRO), Lead Magnet, Webinar, Widget, Landing Page, Promozioni / Coupon.
3. Activation
L’attivazione è il processo in cui l’utente prova effettivamente il tuo prodotto. Ad esempio si registrano al sito o alla newsletter, installano un’app o pubblico il loro primo commento su un canale social. Per le aziende che offrono servizi online possiamo identificare la fase di attivazione con una prova gratuita a tempo limitato oppure l’adesione ad una proposta freemium con funzionalità limitate. Differentemente per un professionista potrebbe essere una consulenza iniziale gratuita.
> Metriche in oggetto: Nuove Attivazioni di prova, Clienti Freemium, Richieste di consulenze iniziali gratuite.
> Canali da attivare: Esperienza Utente, Sviluppo del Prodotto, Ottimizzazione Modalità di Adesione dei Clienti, Modelli di Vendita Tradizionale.
4. Retention
Quante persone acquistano per la seconda/terza/decima volta? La conservazione è la quantità di entrate incrementali che è possibile generare da un determinato cliente. L’obiettivo è di fidelizzare i nostri clienti; di fatto il costo di acquisizione (CAC – Customer Acquisition Cost) viene annullato (o meglio ridistribuito) dal secondo acquisto in poi.
“Se dai un biscotto a un topo, di sicuro ti chiederà un bicchiere di latte, e poi una cannuccia”.
Dal punto di vista del growth hacker, la retention è una delle metriche più importanti da tenere d’occhio. Se i numeri di ritenzione sono bassi, è molto probabile che non stai proponendo il prodotto/servizio giusto all’utenza adeguata. Ripensa al tuo offering ed al tuo target specifico di riferimento.
> Metriche in oggetto: CLTV (Customer Lifetime Value), NPS (Net Promoter Score – indica la fedeltà, la soddisfazione e la propensione a generare un passaparola), Tasso di Abbandono, Rinnovi/Vendite Ricorrenti.
> Canali da attivare: Customer Lifecycle Marketing, Email Marketing, Retargeting, Remarketing.
5. Revenue
Le entrate sono ovviamente la metrica più semplice da comprendere. È quando finalmente l’utente diventa cliente decidendo di acquistare il tuo prodotto o servizio. Per un’azienda che offre servizi online, la fase di revenue coincide con il pagamento del primo mese; per un e-commerce è il primo acquisto; per un consulente la firma di un contratto. La cosa più importante da ricordare su questa fase, per un growth hacker, è la consapevolezza di non aver completato il proprio lavoro. Portare ora il cliente a rinnovare il servizio a scadenza o ad effettuare i successivi acquisti diventano gli obiettivi primari in un’attività di growth hacking; fidelizzare il cliente è la risorsa più preziosa che abbiamo (di fatto già pagata) per far crescere i nostri fatturati.
> Metriche in oggetto: Costo di Acquisizione Cliente, Conversione da prova a pagamento, Primo Acquisto.
> Canali su cui lavorare: Abbandono del carrello, Flusso del Checkout, Esperienza Utente, Vendite.
6. Referral
I referral sono uno dei gruppi di metriche più importanti e spesso trascurati. Il marketing del passaparola, dati alla mano, è uno dei canali di acquisizione dei clienti più importanti su cui concentrarsi.
Effettivamente l’84% dei consumatori ha riferito di agire principalmente in base a raccomandazioni personali, mentre il 70% ha dichiarato di aver fatto lo stesso con le recensioni/raccomandazioni online.
Nonostante ciò, l’83% dei consumatori coinvolti nel sondaggio ha risposto positivamente alla domanda “Consiglieresti i marchi che ami?”, ma poi solo il 29% di questi effettivamente lo fa. Rientra nell’attività del growth hacker spingere i clienti oltre questo limite. Il Referral è in realtà una fase di consapevolezza avanzata; per questo spesso ci riferiamo a questa fase del ciclo come “completamento del giro”.
> Metriche in oggetto: Net Promoter Score, Referral, Condivisioni Social, Recensioni, Awareness.
> Canali da attivare: Referral Marketing.
L’ordine delle metriche viene interpretato in maniera differente in riferimento ad aziende e growth hacker. Ad esempio, a seconda del modello di business, potremmo vedere invertite Retention e Revenue quando la conservazione fa riferimento ad un rinnovo di servizio o ad un’attività di upselling. Inoltre per alcuni l’acquisizione rappresenta un nuovo cliente, mentre la fase di attivazione è spesso configurata come momento AHA / WOW invece che come semplice fase di registrazione.
Nell’originale “Funnel dei Pirati” di Dave McClure la prima A della consapevolezza non era inclusa nel funnel (framework AARRR); solo nel 2016 su aggiunta da Growth Tribe.
Diventare Growth Hacker
Negli ultimi tempi l’interesse per la figura del Growth Hacker è in forte crescita, sia per la curiosità di molti professionisti del settore (sia i più giovani ma anche i più navigati) che si affacciano su questa nuova professione del marketing, e sia per le richieste in aumento da parte delle aziende, in cerca di approcci sempre più rapidi e mirati ai risultati.
Parallelamente aumentano le richieste sul modo in cui si diventa growth hacker. Ovviamente, come in ogni ambito professionale alcuni individui saranno più adatti di altri a ricoprire questa specifico ruolo, ma prima di approfondire questo discorso ritengo utile sfatare alcuni miti.
Devi essere un programmatore per essere un hacker di crescita?
Per sfatare questo primo mito prendo in prestito una dichiarazione di Gagan Biyani (co-fondatore di Udemy e growth hacker): “Molte delle definizioni sul come diventare growth hacker presenti online sono parziali e completamenti inutili. Non credo che per diventare growth hacker sia fondamentale essere uno sviluppatore classico; molti degli hacker della crescita più apprezzati non programmano”.
Il motivo di questo errore di valutazione, spesso risiede nel pensare che il raggiungimento degli obiettivi di crescita sia connesso alla necessità di sviluppare porzioni di codice o addirittura applicazioni complete; semplicemente non è così. Non serve essere un programmatore per diventare un growth hacker.
Al tempo spesso però vanno sottolineati alcuni aspetti:
- per lo sviluppo di attività di growth hacking, spesso è necessario avere nel proprio team di crescita un programmatore;
- avere un background da sviluppatore, sia a livello formativo che di esperienza, può aiutare il professionista del growth hacking;
- anche un programmatore può diventare un growth hacker.
I marketer tradizionali non possono diventare growth hacker
Il growth hacking, negli ultimi tempi, sta diventando una sorta di religione, in senso negativo, e i classici esperti di marketing sono visti come un avversario anziché come possibili alleati o colleghi.
Ritengo personalmente questa modalità di definirsi, che richiede di identificare un nemico ed attaccarlo per emergere, qualcosa di assolutamente poco costruttivo sia in termini professionali che a livello di crescita personale.
Venendo per di più dal mondo del web marketing classico, mi piace definire l’attività del growth hacker (che oggi rientra nelle mie attività principali) come un marketer che ha sviluppato ed approfondito la propria attività principalmente verso la crescita. Tale focus ha sempre più definito e alimentato una sottocultura che sempre meno assomiglia al marketing classico, ma allo stesso tempo è ovvio che le radici non possono essere considerate diametralmente opposte.
Il marketer tradizionale quindi ha tutte le possibilità di diventare un growth hacker, soprattutto se ha o è pronto ad approfondire e sviluppare specifiche competenze analitiche e tecniche.
In effetti, Sean Ellis, il padrino del growth hacking, si è definito come “il primo marketer” di Dropbox. Molti dei migliori hacker di crescita ancora oggi continuano a presentarsi come “Chief Marketing Officer” o “VP of Marketing”; quindi non dimentichiamo le nostre radici.
Per diventare un growth hacker della crescita devi mettere da parte l’etica
Ogni volta che focalizzi la tua attenzione su un unico specifico obiettivo (in questo caso la crescita) rischi di prendere decisioni esclusivamente al fine di raggiungerlo; in assoluto potrebbero essere scelte non interessanti ne condivise da altri reparti o divisioni aziendali. Ovviamente, sarà cura del growth hacker, definire e delimitarsi in specifici perimetri per non allontanarsi eccessivamente dalla politica aziendale.
Allo stesso tempo però, la maggior parte degli hacker della crescita non dovrà neanche porsi la domanda su cosa sia eticamente corretto e cosa no; di fatto stanno sviluppando funzionalità di prodotti innocui al fine di aumentare le conversioni attraverso la loro conoscenza del target e dei canali di distribuzione. È intelligente, non immorale. Ogni hacker di crescita dovrà decidere se diventare un Jedi o un Sith.
Ok, abbiamo parlato abbastanza di cosa non sia un hacker della crescita, quindi ora vediamo i fondamenti per diventare un growth hacker.
Essere “Data Driven”
Uno degli aspetti fondamentali di qualsiasi growth hacker, qualunque sia il suo background, è l’amore, la dipendenza e la comprensione dei dati. L’analisi è il sangue che scorre nelle vene dei professionisti della crescita; senza dati, un growth hacker si sente nudo. Se vuoi diventare uno specialista del growth hacking, indipendentemente dalla tua formazione, dovrai prendere confidenza con strumenti e tecniche di analytics, con l’obiettivo di:
- essere in grado di misurare i risultati in modo chiaro, preciso e non contestabile;
- veicolare tutte le attività in relazione ai dati che andrai a produrre, analizzare e valutare;
- rendere ripetibile un processo o un’azione specifica di marketing attraverso la comprensione profonda del dato;
- prevedere ed anticipare il futuro in maniera predittiva, individuando ed evidenziando le metriche maggiormente significative;
- misurare e governare tempestivamente i principali kpi individuati
Maturare un “Profilo a T”
Per una formazione a T si intende una conoscenza orizzontalmente estesa ai diversi ambiti con una specificità approfondita in una o due materie. In ambito growth hacking lo sviluppo orizzontale corrisponde a tutti gli aspetti del marketing in senso lato (copy, sviluppo, creatività, seo, dem, lead generation, design, neuro-marketing, ui/ux, etc.), mentre la specificità proprio nel focus sulla crescita, con particolare predisposizione alla sperimentazione, al think design ed all’analisi dati.
E’ chiaro che non sarà necessario essere esperti in ogni materia affrontata per diventare un growth hacker; altresì è vero che padroneggiare le diverse metodologie può sicuramente aiutare sia nell’applicazione pratica delle specifiche strategie che nella gestione dei relativi team di crescita, sia interni che esterni.
Il growth hacking sembra una materia misteriosa, ma in realtà non lo è. Un growth hacker è molto più simile ad un maratoneta che ad un illusionista. Non ci sono trucchi, ma piuttosto molto lavoro duro al fine di acquisire competenze specifiche per la crescita. Se vuoi finire la maratona, dovrai allenarti con mesi di anticipo e soprattutto farlo nel modo giusto.
Esempi famosi di Growth Hacking
Mindset ed approcci creativi che hanno fatto la differenza
Airbnb
Airbnb aiuta a trovare case e spazi in affitto quando sei in viaggio. L’esperienza che offrono è un’alternativa al classico servizio alberghiero. A partire da ottobre 2016, la società ha oltre 12 milioni di località di noleggio disponibili online e 100 milioni di utenti.
In che modo Airbnb è diventato così grande?
Dopo aver ricevuto il primo round di finanziamenti, i fondatori hanno concentrato le loro azioni al fine di far crescere l’azienda in modo esponenziale. Nel mondo del marketing digitale questo, semplificando, significa principalmente individuare tecniche per incrementare il traffico sul sito di utenti in target. I responsabili del sito hanno capito che Craigslist era una delle piattaforme in cui il loro pubblico finale era presente e soprattutto era in cerca di quello che loro stavano offrendo.
Apportando delle modifiche al sito, attraverso un’interfaccia utente semplificata ed una procedura guidata, Airbnb ha permesso ai propri clienti di pubblicare in automatico le loro inserzioni direttamente su Craigslist.
Questo ha permesso al portale di annunci di realizzare una trazione esponenziale in termini di crescita; di fatto le loro inserzioni erano migliori rispetto la media di Craigslist sia in termini di immagini, di struttura che di coinvolgimento.
Capire dov’è presente il nostro target è una sicuramente una lezione molto utile che possiamo imparare dall’esperienza Airbnb.
Hubspot
Hubspot è uno dei più grandi software di inbound marketing utilizzato dalle aziende di tutto il mondo. È implementato nelle strategie digitali da esperti di marketing, imprenditori e growth hacker.
In che modo Hubspot ha hackerato la crescita?
Hubspot pratica ciò che predica. Entrambi i co-fondatori si sono concentrati sulla produzione di contenuti e sullo sviluppo di strumenti in grado di generare lead in entrata in grado di essere successivamente convertiti in clienti paganti.
Hubspot di fatto ha investito ampiamente in:
- Content Marketing, sviluppando contenuti di valore (post, ebook, etc) per il proprio target che hanno generato un incremento del posizionamento e di conseguenza delle visite organiche al sito;
- Tool Gratuiti, offendo strumenti che permettono di analizzare siti web e canali social, che hanno sviluppato milioni di richieste di utilizzo degli stessi;
- Webinar in riferimento a marketing e vendite, con l’obiettivo di formare i propri utenti che conseguentemente sarebbero diventati lead, ottenendo tassi di conversioni davvero fenomenali.
Hubspot ha iniziato con solo 3 clienti nel 2006 e nel 2015, ha realizzato ricavi per 186 milioni di dollari.
Investire in contenuti, educare e supportare il proprio target è fondamentale per maturare autorevolezza e credibilità nei confronti del brand; questa consapevolezza si trasformerà quindi in clienti paganti con un tasso di conversione migliore rispetto al marketing classico.
Paypal
PayPal non ha bisogno di presentazioni. Viene utilizzato da milioni di persone e aziende per inviare e ricevere denaro online.
Cosa ha reso PayPal quello che è oggi?
Il motore di crescita di Paypal è stato così forte che è passato da 1 milione di utenti nel marzo 2000 a 5 milioni di utenti nell’estate dello stesso anno.
Dopo aver avviato e testato diverse forme di pubblicità per acquisire clienti (che si rivelarono troppo costose in termini di conversione) capirono come “hackerare” la fase di attivazione degli utenti attraverso l’offerta di un incentivo. Ad ogni nuovo iscritto, PayPal iniziò così a regalare 20 dollari (successivamente ridotti a 10, quindi 5 ed alla fine nulla), implementando anche un piano referral che permetteva agli utenti di guadagnare anche sugli inviti. Questa azione, di fatto di growth hacking, ha permesso a Paypal di ottenere una crescita giornaliera dal 7% al 10%.
Ovviamente questo approccio ha funzionato benissimo con PayPal, ma ciò non significa che la tua attività prospererà se regali denaro come hanno fatto loro; è evidente che stavano assumendo grossi rischi per cercare di dominare il mercato e che allo stesso tempo erano supportati da finanziatori pronti a fornirgli un’adeguata copertura economica.
In ogni caso, comprendere come convertire clienti attraverso un incentivo, può essere sicuramente una strategia da prendere in considerazione per il successo della propria azienda.
Esistono molti modi per accelerare la crescita della tua attività senza regalare denaro agli utenti, e sono proprio tutte quelle strategie su cui si concentra la professione del growth hacker.
Dropbox
Dropbox è un servizio di file hosting gestito dalla società americana Dropbox Inc. con sede a San Francisco, che offre cloud storage, sincronizzazione automatica dei file, cloud personale e software client.
Come farebbe qualsiasi altro marketer digitale, Dropbox inizialmente focalizzò la propria strategia di acquisizione clienti e di trazione sull’advertising online. Presto però si trovarono di fronte ad una metrica preoccupante: stavano sostenendo un costo di acquisizione di oltre 250 dollari a cliente, per un prodotto che ne costava 99. Velocemente capirono che non avrebbe funzionato; si orientarono così su modelli di trazione alternativi in grado di sviluppare metriche che fossero sostenibili e scalabili.
Dropbox si affidò così ad un growth hacker ed al relativo team per la crescita, che svilupparono un semplice, ma allo stesso tempo geniale, programma di referral in cui gli utenti della piattaforma avrebbero ricevuto spazio gratuito sui propri account per ogni amico invitato che si fosse iscritto.
Passarono così da 100.000 a 4.000.000 di utenti in 15 mesi.
Il marketing del passaparola funziona meglio di ogni altra cosa, anche nel mondo del marketing digitale. Se hai già clienti che usano e amano il tuo prodotto/servizio, dovresti prendere in seria considerazione l’idea di incoraggiarli ad invitare i loro amici in cambio di benefici adeguati e stimolanti.
Buzzfeed
Buzzfeed è una società americana di media, notizie e intrattenimento con un’attenzione particolare ai media digitali; ha sede a New York City. BuzzFeed è stata fondata nel 2006 da Jonah Peretti e John S. Johnson III, per concentrarsi sul monitoraggio dei contenuti virali.
Buzzfeed è nato come un progetto secondario quando uno dei suoi co-fondatori lavorava all’Huffington Post. Il team ha iniziato a concentrarsi sul capire perché le persone condividono contenuti, sul come si diffondono le storie online e cosa davvero genera engagement per gli utenti.
Uno dei primi meme che divenne virale fu una ragazza in piedi fuori da una casa in fiamme; lo sguardo sul viso della ragazza indicava che fosse stata lei ad aver dato il via all’incendio.
Nel corso degli anni, Buzzfeed ha modificato ed evoluto i propri contenuti in relazione ai cambiamenti della rete e del relativo target; questo gli ha permesso di sviluppare e produrre argomenti vincenti e di interesse in grado di generare milioni di click e condivisioni social.
Uno dei post che ha generato maggior engagement in assoluto risale al 2015, quanto è stato chiesto agli utenti di indovinare il vero colore dell’immagine: #whiteandgold o #blackandblue?
Scoprilo qui: https://www.buzzfeednews.com/article/virginiahughes/science-of-the-dress
Comprendere cosa genera coinvolgimento nelle persone è alla base di qualsiasi strategia di marketing. Se riesci a sviluppare contenuti in grado di produrre interesse verso il tuo pubblico, quindi di generare like e condivisioni, sei sulla strada giusta.
Gmail
Gmail è un servizio gratuito di posta elettronica supportato da pubblicità fornito da Google. Fu lanciato il 1° aprile 2004 e solo il 7 luglio 2009, dopo oltre 5 anni di permanenza nello status di beta pubblica, fu reso definitivo.
Durante la propria fase di lancio, con l’obiettivo di favorire la crescita, Gmail optò esclusivamente per un sistema ad invito e si rilevò una strategia estremamente azzeccata.
Il marketing della scarsità si concentra sulla paura dei consumatori di perdere un’occasione; il marketing della scarsità funziona. Le persone vogliono sempre ciò che non possono avere; se un prodotto non è disponibile, diventa improvvisamente più attraente. All’epoca, Gmail offriva innovative funzionalità di ricerca oltre ad una migliore gestione della casella; funzionalità che ora diamo per scontate in ogni programma di posta elettronica. La strategia di growth hacking, fondata sulla scarsità degli account, funzionò così bene che gli inviti di Gmail furono messi all’asta su eBay.
In ogni caso, va anche detto che un growth hacker userà questa tecnica di crescita con molta cautela, in quanto non risulta applicabile con successo in tutti i contesti. Lo stesso Google provò, senza riscontrare la stessa fortuna, ad applicare questa strategia di crescita su altri prodotti, poi abbandonati, come Buzz, Wave Google+.
Il marketing della scarsità resta comunque una tattica da valutare sempre nelle nostre strategie di crescita; i nostri prodotti e servizi potranno risultare molto più preziosi agli occhi dei cliente. La paura che ci sia una fornitura limitata renderà l’acquisto (o la registrazione) più veloce e tendenzialmente meno costosa in termini di acquisizione cliente.
Hotmail
Hotmail era un innovativo servizio di posta elettronica via web, poi sostituito nel 2012 da Outlook.com, sviluppato da Microsoft.
Nel 1996, gli sviluppatori Sabeer Bhatia e Jack Smith rilasciatono il loro servizio di posta elettronica gratuito; dopo poco più di 20 giorni la loro piattaforma era già utilizzato da oltre 20.000 utenti, in un internet ancora molto giovane. Un successo rispettabile, ma i due fondatori volevano di più.
Così Smith e Bhatia affrontarono i loro investitori. La discussione si fu incentrata esclusivamente sulla questione di come la società potesse rapidamente ottenere nuovi utenti senza investire un importante budget di marketing.
Il risultato del brainstorming fu semplicemente una riga posta alla fine di ogni e-mail inviata tramite Hotmail, che invitava i destinatari del messaggio a richiedere un account gratuito:
”PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail.”
Fu quello che servi per sviluppare una crescita estremamente veloce che porto lo strumento a 12 milioni di utenti (o circa il 20% del mercato della posta elettronica in quel momento) in soli 18 mesi.
A tutti gli effetti, anche se nessuno ancora conosceva il termine, fu la prima azione di growth hacking della storia.
Con un semplice trucco, l’azienda riuscì a generare diversi milioni di utenti, senza dover pagare un solo dollaro di pubblicità.